Posted on December 5, 2016
Grateful Dead “Felt Forum Dec. 5, 1971”
Felt Forum Dec. 5, 1971 – Berkeley Records 101 U.S.A. Lato a) Gone are the days/ I Wash my Hands/ We can Shine/ Tennesse Lato b) Cosmic Charley told me so/ El Paso/ Only Love can Fill/ Saturday Night/ Mexicale Blues – Live in N.Y.C. 5 dicembre 1971.
05/12/61…05/12/16… Una coppia di date mi si presenta questa sera con una piccola inversione di cifre: piccola ma tale da indicare un intervallo di 55 anni che scandisce il mio tempo sino ad oggi. Nel giorno del mio compleanno, non posso mancare all’appuntamento con un concerto anch’esso “nato” un 5 dicembre, solo 10 anni dopo il sottoscritto, a migliaia di chilometri di distanza: novità delle novità, chi vorrà, potrà ascoltare un breve estratto dal concerto ed a breve sarà lo stesso per tutti i miei post passati…..
Facciamo subito ordine: la formazione (quasi sicuramente) dei Dead in questa serata era la seguente: Jerry Garcia – chitarra solista, voce; Bob Weir – chitarra ritmica, voce; Ron “Pigpen” McKernan – tastiere, armonica, percussioni, voce; Phil Lesh – basso, voce; Bill Kreutzmann – batteria; Keith Godchaux – tastiere. I Grateful Dead sono stati una vera e propria comune musicale, quindi molti interpreti sono andati, venuti, riandati etc., in modo tale da rendere confusa la line-up del gruppo negli anni, ma grazie ai potenti mezzi oramai a disposizione di tutti gli appassionati, si può riuscire a definire chi suonava in un certo momento o meno. Per chi conosce il gruppo, non servono molte note di commento, ne farò un paio a beneficio di coloro che hanno sentito parlare dei Dead, ma non li hanno mai ascoltati: nati negli anni ’60 nella parte ovest degli States, i Dead hanno il titolo di gruppo capostipite del genere Acid Rock Psichedelico: hanno cavalcato l’onda lunga della rivoluzione di pensiero e costume che in quel periodo si manifestò soprattutto nei Campus delle Università del West Usa, onda lunga del pensiero “on the road” che verrà in questo caso abbracciato dai fans del gruppo, chiamati “Deadheads”, più che ammiratori, direi il corpo nomade dell’opera musicale dei Dead, itinerante appunto on the road, al seguito dei concerti della band. I brani, molto infuenzati anche dal folk USA, sono sempre stati caratterizzati dalle lunghissime improvvisazioni , quasi tutte di chitarra, quella del leader del gruppo, Jerry Garcia, sicuramente molto condizionate dal robusto uso di sostanze psicotrope fatto da tutti i Dead, comunque sempre godibilissime. Per chi ne vuole sapere, invito a cercare informazioni sul gruppo, non mi permetto di aggiungere altro poichè quello che potrete trovare in giro è senza meno più interessante delle mie parole. Veniamo alla serata del 5 dicembre 1971. Il bootleg in questione è ovviamente una sintesi molto parziale di quello che i Dead erano soliti suonare dal vivo, ma, complice anche una discreta qualità sonora e la scelta di editare brani non esattamente tra i più famosi del gruppo, si può dire che è un prodotto di sicuro interesse, sia filologico in senso stretto che musicale per gli amanti della band. L’apertura della prima facciata è “Gone are the days” del quale troverete un piccolo estratto, brano godibile e molto easy nel suo svolgimento (Gone are the days: che dire nel giorno del proprio compleanno…). Sin da questo pezzo si può avvertire una specie di rilassatezza nel suono, non si incontrano in questo come in tutti gli altri brani, momenti di epico furore, spesso tipici delle rock band di quel tempo, ma piuttosto l’atmosfera che suscita è molto west coast, molto rilassata e tranquilla, segno anche che la band era già in grado di non farsi condizionare dall’audience (siamo nella Grande Mela, dal lato opposto del paese, in un contesto decisamente diverso dalle atmosfere della California e di San Francisco), indice di maturità che ne rappresenta la già raggiunta compiutezza musicale. ” Wash my Hands” e “We can Shine” scorrono veloci: tutti i brani dei Dead rimandano ad uno schema collaudato, introduzione con cantato, parte centrale ” a tema libero”, chiusura a riprendere il tema principale. Il lato a) si chiude con “Tennesse”. Domanda più che logica: ma da dove vengono questi titoli? che brani sono? Ammetto la mia ignoranza e dico chiaramente che, a parte “Cosmic Charlie”, brano che apre il lato due e che proviene dal lp “Aoxomoxoa”, il resto mi è del tutto oscuro, non so dire se i titoli riportati sul bootleg siano frutto della fantasia dei suoi editori o meno, prendo atto che si tratta di un ascolto piacevole ma non sono così addentro nella storia dei Dead per pontificare in materia. Il resto dei brani “El Paso”, “Only love can fill”, “Saturday night” e “Mexicali Blues”, scorrono piacevolmente all’ascolto, rendendo superfluo qualsiasi sforzo per indagare sulla loro natura o sui loro veri o presunti nomi. In fondo è la magia dei Dead che ho sperimentato appunto da “Aoxomoxoa” (oltre 30 anni fa) in poi, attraverso decine di concerti su bootleg. Se dovessi mettere un etichetta di avviso agli utenti della musica dei Dead, direi ” Attenzione: può indurre piacevole allegria”. E non è cosa da poco.