Led Zeppelin “LIVE”

dscf3753LIVE – , Giappone, nessuna matrice, Lato a) Over the Hills and far away/ Misty Mountain Hop/ Since I’ve been loving You/ Bron-Y-aur-Stomp. Lato b) Dancing Days/ Song remains the same/ The Rain Song/ Stand by Me – Osaka Giappone, 10 settembre 1972

I Led Zeppelin sono un gruppo che ha sempre dato il meglio di se nei concerti dal vivo e questa serata non poteva sfuggire a questa regola…

…e questo che è uno dei più vecchi bootlegs del gruppo come data di pubblicazione, la conferma in pieno. Più che buono il sonoro, tutto sommato, e molto ben interpretati i brani, a sottolineare come gli Zep abbiano sempre avuto un ottimo rapporto con il pubblico giapponese. La serata inizia con Over the hills and far away, Plant saluta il pubblico sulle prime note di Page che introducono il brano, molto “interpretato” nella parte vocale e molto spinto nella sezione ritmica. Il gruppo parte subito a mille, senza lesinare sforzi sin dalle prime note: Page è molto “pulito” nella sua esecuzione del brano, approfittando al massimo degli effetti per esaltare il virtuosismo del suo assolo, gli altri sono incalzanti nel dettare il tempo e Plant….è Plant, non va aggiunto altro; il brano termina con i delicati arpeggi di Page che lo avevano introdotto, accolto da un breve ma importante applauso del pubblico: i vari audience giapponesi sono sempre stati una pacchia per chi registrava i concerti, in quanto dotati di un self control assoluto che ha così impedito la rovina di ottime performance e registrazioni con fischi e vaffa vari (cosa invece che è stata sempre perfettamente “apprezzabile” nelle registrazioni dei concerti tenuti, ad esempio, in Italia negli stessi anni), però in questa serata anche i compassati spettatori di Osaka iniziarono a battere le mani a tempo sulle note di inizio del secondo brano, Misty Mountain Hop, eseguito in maniera  impeccabile (solo alcune sbavature di Page nella parte centrale, dissonanti rispetto alla voce di Plant). Il brano scorre comunque bene sino alla fine, quando il brusco passaggio all’intro di Since I’ve Been Loving You, porta il pubblico ad assistere ad una versione connotata decisamente da molto pathos: giocano tra loro Page e JP Jones all’organo, mentre la ritmica di John Bonham alterna la solita veemenza a momenti di estrema leggerezza. Inutile dire quanto Plant caratterizzi questo brano con la sua capacità interpretativa, un vero monologo su un tema musicale struggente. Ok mi piacciono gli Zep, non lo nego, però bisogna ammettere che il ragazzo ne aveva di qualità… Al  termine del pezzo il pubblico approfitta della sua occasione per fare casino e si spellano le mani in un applauso che per un istante va overboard rispetto al livello di registrazione, poi si placano. Il brano che segue d’altronde, offre loro l’occasione di battere le mani a lungo, infatti Bron-Y-Aur si presta perfettamente a questo genere di accompagnamento e negli anni ho sempre ascoltato questo brano in parte sovrastato dal battito del pubblico. Diciamo che l’educazione giapponese li ha spinti ad interrompersi in tutti i passaggi strumentali, riprendendo a battere il ritmo solo nelle parti cantate. Termina il lato A ed il lato B si apre con una splendida versione di Dancing Days, brano non facilmente reperibile dal vivo ed alla data del concerto ancora inedito, in quanto pubblicato nell’album “Houses of the Holy” nel 1973, particolare per esser caratterizzato dalla voce su toni bassi e dalla chitarra su toni alti, un duetto veramente interessante. Il brano è breve e veloce, l’assolo centrale è nella sua essenzialità molto affascinante e la fine strumentale ne esalta la bellezza. Il pubblico abbozza un po di rumore, niente di che ma rimarcabile per i loro standard, sino a che Plant non introduce The Song Remains The Same, con il suo inizio vigoroso ed incalzante, eseguito molto bene nell’occasione: il tutto scorre via con estrema leggerezza, con un cantato quasi di tipo confidenziale ed una esecuzione molto pulita da parte di tutti gli altri membri del gruppo, a sfumare in medley nella delicata Rain Song, anche questa interpretata in maniera ispirata da tutti gli Zep. Brano conclusivo è stata una cover di Stand by Me di Ben E. King, versione “leggermente” distorta dalla chitarra di Page e cantata a tutta voce da Plant: il pubblico batte le mani dando il ritmo, poichè ne Jones ne Bohnam danno particolari segni di vita, limitandosi ad alcune note di basso e colpi di piatti per quasi tutta l’esecuzione, per buona parte quindi retta dalla sola chitarra e dalla voce. Solo nei riff finali si sente finalmente l’intervento della batteria, molto concentrata sui piatti, meno tuonante rispetto al solito ma comunque adeguata al pezzo originale, un rhythm and blues. La registrazione sfuma sul finale del brano e così di colpo si conclude la facciata.  A parte questo difettuccio, una produzione veramente buona  degli anni ’70 ed un ottima performance dei Led Zeppelin nei loro anni migliori.