Emerson Lake and Palmer “Celestial Doggie: The Lobster Quadrille”

dscf3632Celestial Doggie: the Lobster Quadrille – Phonygraf Records ELP 1/4 U.S.A. 1975/6 .Lato a) Tarkus (Eruption, Stone of Years, Iconoclast, Mass, Manticore, Battlefield (including Epitaph), Aquatarkus). Lato b) The Endless Enigma pt.1/ Fugue/ The Endless Enigma pt.2/ The Sheriff/ Take a Pebble/ Lucky Man. Lato c) Take a Pebble (reprise)/ Pictures at an Exihibition (Promenade, The Hut of Baba Yaga, The Curse of Baba Yaga, The Great Gates of Kiev). Lato d) Hoedown/ Grand Finale Rondo. Live at Long Beach Arena, Long Beach California, USA, 28 luglio 1972.

Nella tristezza che segue la notizia della scomparsa di Greg Lake per malattia, personalmente penso sia appropriato ricordarne la figura artistica ripescando uno dei periodi migliori della sua carriera, nata con i King Crimson, dei quali è stato un dei fondatori e elemento indispensabile per la perfetta riuscita del primo album, ma sviluppatasi e legatasi nell’immaginario collettivo nel power trio con Keith Emerson e Carl Palmer negli ELP. La formula a tre elementi non era una novità assoluta, basti ricordare così al volo la Jimi Hendrix Experience con i vari Redding, Cox, Miles, Mitchell ad alternarsi nelle varie incarnazioni, piuttosto che i Cream con Eric Clapton, Ginger Baker e Jack Bruce, ma nell’ambito del genere progressive, fu senza meno una notevole anomalia. Evidentemente la storia ha dato loro ragione, regalandoci momenti ed emozioni indimenticabili….

Veniamo alla serata: sono in vena, lo si sente dalle prime note di “Tarkus”, una delle loro più riuscite suite musicali: l’inizio è come sempre incalzante e potente allo stesso tempo e continua in scioltezza nelle varie parti che lo compongono. Emerson, ancora in perfetta salute, vola sulle tastiere con un entusiasmo misto a rabbia che ne ha caratterizzato tutte le performance dal vivo fintanto che le mani glie lo hanno permesso, e trasmette un suono forte, netto e preciso, senza nessuna sbavatura, nonostante l’altissimo livello di difficoltà delle parti che esegue. La ritmica è fantastica, con Palmer immediatamente al massimo della velocità, quasi a rivaleggiare con le tastiere in virtuosismi su virtuosismi e con Lake a dettare una linea alla quale si dovevano riavvicinare i due suoi compagni di strada dopo ogni loro digressione in terreni musicalmente molto accidentati. La voce di Lake è sempre stata un marchio di fabbrica, intensa, forte ed espressiva….unica. Le parti cantate nell’economia del trio erano  il contributo di un altro strumento alla  composizione sinfonica dei brani, assolutamente imprescindibili. La suite scorre veloce ed arriva sino al momento di auto celebrazione di Lake stesso, che inseriva sempre alla fine di “Battlefield” una strofa tratta da “Epitaph” dal primo lp dei King Crimson, come già detto sicuramente marcato dalla presenza di Lake stesso alla voce e basso. La lunga suite riprende il suo cammino con l’ultima sua parte, la muscolare “Aquatarkus”, che ripercorre in pochi minuti tutti i temi sonori sviluppati in precedenza per portarli ad un finale sontuoso e sinfonico, anche questo iconico del genere musicale interpretato dagli ELP. Il lato b del disco ci trasmette brani dall’album “Trilogy”, precisamente la sequenza iniziale, molto improntata dal piano e dalle tastiere di Emerson, che nel brano “Fugue” da modo ai suoi fan di fregarsi le mani per applaudirlo meglio. L’esecuzione è molto fedele alla versione da studio ed è un set abbastanza raro da ascoltare dal vivo, in quanto il successo mainstream gli ELP lo ottennero dal lp Tarkus in poi, album posteriore a Trilogy  ed al quale venne presto fatto più spazio nelle scalette dei brani da suonare dal vivo. Con Brain Salad Surgery poi il materiale da eseguire in concerto divenne tanto e tale da far quasi del tutto sparire dal 1973 in poi il repertorio tratto da Trilogy. Segue “The Sheriff” ottimo brano da 7″ e “Take a Pebble” brano indimenticabile soprattutto per il cantato di Greg Lake, particolarmente ispirato anche nella serata di Long Beach: Emerson ricama le sue note dietro la voce di Lake, vero strumento portante del brano, tanto da permettersi una seconda digressione ed inserire il brano “Lucky man” dal primo Lp degli ELP, qui in versione solo voce e chitarra a marcarne chiaramente la paternità. Così si chiude il primo disco e così si apre il secondo, ripartendo da “Take a Pebble” a completarne l’esecuzione sino alla fine. Inizia  a questo punto una versione frenetica di “Pictures at an Exhibition”, non quella estesa immortalata dal vivo su lp ufficiale, ma appunto in una forma sintetica, vista la disponibilità di altri brani da eseguire in concerto. Ancora una chiusura di brano emozionante, quasi da dire basta così, ma così non è: il quarto lato del disco inizia con “Hoedown”, l’apertura del lp “Brain Salad Surgery”, con Emerson a farla da padrone per tutta l’esecuzione con i suoi moog e le sue tastiere, quasi a scaldarsi le mani per il Rondò finale. Durante l’esecuzione di questo lungo brano (qui in versione da oltre 18  minuti) soprattutto Emerson e Palmer si lanciavano in estenuanti assoli, notevole quello di Carl Palmer per velocita e varietà nell’esecuzione, impossibile da immaginare all’ascolto come potessero essere suonate tutte quelle note tutte assieme,  con un pubblico praticamente in apnea, ed Emerson aggiungeva il tocco teatrale alla sua esibizione iniziando a maltrattare  un organo Hammond per trarne suoni al di la dell’immaginabile. Nel mayhem, caos finale,  il brano chiude nel delirio della folla il concerto e non poteva esserci all’epoca chiusura migliore. L’estratto sonoro è inevitabilmente “Epitaph” a salutare un amico che se ne va…